“codice rosso” Croce Arancione Montecchio E
La vita è una strada che sempre procede.
e così dopo corsi, simulazioni, esercitazioni e quant’altro necessario è arrivata anche la prima volta di quel temuto “codice rosso” che ogni volta riesce sempre a strappare un ansia anche ai più veterani. La notte, volenti o non volenti, diventa piccola e alla mattina si è un po’ “cotti” e lo si vede!. E’ vero che parlare del proprio figlio potrebbe apparire assai scontato e magari anche banale, ma da genitore lo devo fare per portare la “voce” di quei genitori che non sono pratici del discorrere ma che vivono però il mio stesso “patos”. A loro e a voi ricordo quella bella poesia che si trova quasi sempre nei reparti di maternità degli ospedali. E’ la poesia della freccia quella in cui l’arciere si affianca ai genitori che sono l’arco e la freccia invece sono i nostri figli. E’ l’abilità dell’arciere che tira quella freccia dopo aver ponderato vari fattori quale la distanza approssimata, il vento, il movimento del bersaglio e tutte quelle variabili umane che daranno alla fine il suo “meglio”. La “Freccia” però ha una sua vera e propria autonomia, si gestisce e fa propri quei pensieri che raccoglie mentre essa fende l’aria e magari urta piccoli asperità che possono deviare la direzione prescelta. Alla fine è proprio il gioco della vita che non è mai uguale a sé stesso ed è per questo che le generazioni si rincorrono sempre ma non si acchiappano mai! Ma a ben guardare, in realtà, passano le idee, i principi che da sempre governano le cose dell’Umanità e se così non fosse sulla Terra, oggi, non ci sarebbe più nessuno. Ora per non far torto all’illustre poeta Khalil Gibran vi riporto la sua celebre poesia: E una donna che stringeva un bambino al seno disse: Parlaci dei Figli Ed egli rispose: Sono lo strumento perfetto del Divino: l’espressione vivente forgiato dal suo unico “pensiero”. E i figli sono le risposte che la vita dona ad ognuno di noi. Sono loro l’essenza del vostro sorriso.
Sono sangue e carne della vostra carne ma non il vostro sangue e la vostra carne. Loro sono i figli e le figlie della fame che la vita ha di se stessa. Attraverso di voi giungono, ma non da voi. E benché vivano con voi, non vi appartengono. Affidategli tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri: Essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: La vita è una strada che sempre procede in avanti e mai si ferma sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono stati scoccati in avanti. È l’Arciere che guarda il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; Poiché come ama egli il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.
Giangiacomo Papotti