“La passione non si può spiegare, ma solo vivere!” Proff. Franco Brindani,
Bibbiano on line
ll Proff. Franco Brindani, Vice-Direttore del Dipartimento Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, è da sempre un grande appassionato di motori. Infatti nella suo parco macchine in Bibbiano sono passati decine di modelli di auto e moto d’epoca . Ancor oggi la sua collezione può vantare esemplari di assoluto spessore, come una Porsche 911 Carrera 4 del 1989, un “Maggiolone” Volkswagen 1303 Cabrio del 1979, tanto per citarne alcuni. Il pezzo di maggior valore è però senza dubbio una Fiat 500 C detta “Topolino” altresì popolarmente detta ”Giardiniera Belvedere” del 1954. Si tratta della versione familiare di una vetturetta costruita a partire dalla seconda metà degli anni ’30. L’idea era stata di Benito Mussolini in persona, il quale aveva ordinato al presidente della Fiat Giovanni Agnelli di realizzare un auto economica per favorire la motorizzazione di massa degli italiani, fissando come prezzo massimo 5.000 lire dell’epoca. (Tenente conto che a quel tempo un operaio aveva un salario medio pari a circa lire 530). L’arduo compito fu affidato al giovane ingegnere Dante Giacosa, che concepì così il progetto di una piccola vettura a due posti lunga poco più di tre metri, equipaggiata con un motore a quattro cilindri in linea raffreddato ad acqua da 569 cm3 di cilindrata e 13 cavalli di potenza. Una volta ottenuta l’approvazione della dirigenza Fiat, l’auto venne lanciata sul mercato nel 1936 con il nome di “500”; venne in seguito soprannominata “Topolino” a causa del frontale, che richiamava vagamente il muso di un topo, e anche per via del successo che in quel periodo stava riscuotendo l’omonimo fumetto della Disney. Venne prodotta in varie versioni e con numerose migliorie meccaniche ed estetiche fino al 1955, prodotta in oltre mezzo milione di esemplari, affermandosi come una delle auto italiane di maggior successo della nostra storia. Per ciò che riguarda invece le “due ruote”, il pezzo più pregiato della collezione è un “Motom Motomic”, risalente agli anni ’50. Il buffo nome deriva dall’unione delle parole “moto” e “atomica”. Si tratta di un piccolo motociclo con motore a quattro tempi da 48 cm3 straordinariamente parco nei consumi (si parla di percorrenze attorno ai 70 km/litro). Un’altra caratteristica peculiare di questo modello era il telaio monoscocca, costituito semplicemente da due gusci in lamiera stampata saldati assieme; in tutto, il mezzo pesava appena 35 kg. Anch’esso fu prodotto in circa mezzo milione di esemplari, fino al 1969. La casa madre cessò poi le attività l’anno successivo. Non c’è dubbio sul fatto che nella sua vita il Proff. Brindani abbia dedicato una grande quantità di tempo per dedicarsi a questa sua passione e allora ci sembra proprio il caso di scomodare un grande uomo come Enzo Ferrari che andava dicendo questo slogan: “La passione non si può spiegare, ma solo vivere!”.
Bibbiano 05-10-2015 Matteo Fontana classe 1992
Ps: Per chi volesse presentare i propri gioielli meccanici ci dica qualcosa che adesso abbiamo un giovanissimo appassionato bibbianese che non vede l’ora di presentarceli!