“Nostalgia e mal d’Africa” riflessioni di Michele Fedele 2021

nostalgia e mal d’Africa la parola “Saudade”

"I miei labirinti" riflessioni di Michele Fedele 2021

“Nostalgia e mal d’Africa” riflessioni di Michele Fedele 2021

Michele Fedele

Michele Fedele Nostalgia e mal d’Africa

Riflessioni… su nostalgia e mal d’Africa la parola “Saudade”

Ritrovo questa parola sottolineata in un vecchio taccuino da viaggio. Ci sono parole speciali che non possono essere esiliate. Su un comune dizionario portoghese –italiano-Portoghese viene tradotta come “nostalgia” o solitudine oppure malinconia causata dal ricordo di un bene perduto; ricordo dolce e insieme triste di una persona cara- Qualcosa di straziante; ma può anche intenerire, e si rivolge all’intimo passato . A questa visione onirica ed effimera preferisco però un’interpretazione personale “psicoanalitica” che m’intriga molto di più che deriva dall’esperienza e dal dolore dovuto alla separazione dal corpo della madre e dall’impossibilità di ricongiungersi ad esso. Nella letteratura italiana “A Zacinto” di Foscolo è per me definizione di questa teoria e della saudade made in Italy. Sentimento che parte da una terra verso la quale non è possibile più tornare e, di riflesso, muove verso il territorio del linguaggio.
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
L’immagine di una terra, da cui il poeta è lontano, la terra della madre (la madre del Foscolo era greca di Zante/Zacinto), come lei ricordava, la terra della sua lingua. Il poeta è colui che parla la lingua materna, “il miglior fabbro del parlar materno” come scrisse Dante. Un poeta che è separato dalla sua terra è separato anche dalla sua lingua; ecco perché si è in una posizione, per così dire, nostalgica, proprio per la separazione da quel linguaggio dell’infanzia, che era, un tempo, la lingua della propria formazione. Da qui la mia cattiva domanda: come fanno molti ad avere il mal d’Africa se non hanno mai imparato la lingua locale? Mi sembra tutto molto fragile…. per ora bene….ogni giorno è un’avventura! . La mia saudade africana come un vulcano è sempre pronta ad esplodere..
mick-18 maggio 2021
Tutto é cominciato a Massaua.
riflessioni di Michele Fedele 2021

riflessioni di Michele Fedele 2021

E ancora mi sveglio con dentro L’Africa; occhi lampeggianti, triturati a pezzi come parole svalutate che non hanno più alcun senso. Una collezione di ricordi contrassegnati come inestimabili, non visibili a occhio nudo. Un culto mascherato dietro ad un orgoglio così alto, gonfiato oltre il suo reale valore senza pagare dazio. Distaccato e senza radici, fuori dalla vista per speculare nel buio, esplodo come un fungo atomico tra le nuvole ed i burroni quasi immune alla gravità. Inquieto musicologo cieco, prendo una stringa come quella nota alta di silenzio e compongo linee melodiche per sondare gli spazi come un falco nero e con una goccia di sangue tiro nel nulla un tessuto di mille colori ferocemente attaccato alla mia infanzia. Eppure è invisibile ma la sento ancora dentro viva. Tutto é proseguito ad Asmara città celeste di sogni lassù, sugli altopiani.Un miraggio una casa bianca. Devo liberarmi del mito devo vivere il mio presente … non esiste altra vita…..Presto… Devo andare …oggi..è il mio compleanno.Grazie a tutti per gli auguri

  mick-19-maggio-2021