100 anni dopo…Ricordare per Segni
Pontenovo di San Polo d’Enza 2015
Ma davvero ha un senso ricordare dei fatti avvenuti a 100 anni di distanza?…Eppoi pure di morti e di cadaveri fatti a pezzi ed in odore di putrescenza….con musiche tetre, grigie, lugubri…già ne vediamo assai alla televisione di queste robe qua, Isis – Siria.- Ucraina e dintorni…a me davvero non può interessare tanto questo non è un nostro problema, da una parte è roba passata, dall’altra è a migliaia di chilometri da noi! Ecco di questi tempi dove appare che tutti sanno tutto e dove nessuno pare che sia dotato di quella umiltà verso madre “conoscenza”, proprio oggi, invece, per chi di dovere, per chi è dotato della “conoscenza” corre un obbligo morale non verso sé stesso ma verso chi quella conoscenza l’ha pagata a sue spese a carissimo prezzo con le beffa pure di essere stato dimenticato da tutti, nell’oblio dell’eternità. E’ con questo spirito che persone si sono date appuntamento a Pontenovo di San Polo d’Enza in provincia di Reggio nell’Emilia, presso il Circolo Arci alla bella mostra d’immagini “100 anni dopo…Ricordare per Segni – -“Poesia in guerra – Reading per due voci e un contrabbasso” sotto la sapiente cura del organizzatore Lorenzo Belardinelli si è potuto espletare quei succitati principi con ogni mezzo, chi con sapienti immagini in bianco e nero del fotografo Fabrizio Frignani; chi con le musiche struggenti di allora, Andrea Cerè; chi,. Pierluigi Tedeschi e Cinzia Pietrabiasi, dotati del dono della capacità di trasmettere il patos, il dolore, di chi c’è l’ha fatta e si è sentito in dovere di “dare il senso” di chi invece, sommerso, è rimasto là, per sempre, con la “faccia contro terra, spiando la piega del terreno-riparo per il prossimo balzo”; chi., Italo Riera, infine con il rigore della Storia che restituisce i fatti drammaticamente avvenuti davvero. E il tutto nell’insieme ci ha regalato vera e pura emozione, ci ha regalato quelle “pulsioni” che sono il motore potente per la nostra diaspora moderna per tornare ad urlare, per tornare a dire, ognuno a suo modo, in ogni angolo di spazio, in ogni mente conosciuta il loro ed il nostro “No alla guerra”!… Vi lascio con questa struggente poesia che restituisce quelle sensazioni vissute con la speranza che dopo averla letta passando davanti ad una lapide, vi scappi una lacrima silente. RICORDATI DEL 1918 di Sergio Solmi “La guerra, nel ricordo olfattivo, vuol dire: l’odore del cuoio marcio. Quello del sudore. L’odore dell’escremento raffermo. Quello del sangue fresco sotto il sole, denso, dolce, un po’ nauseabondo. L’odore della putrefazione. L’odore dell’anice nella borraccia. L’odore delle sigarette Sport trovate nella trincea austriaca abbandonata, in pacchi semicircolari di carta marrone. L’odore di pece arsa degli apparecchi Mazzetti-Niccolai contro i gas. L’odore di gomma del respiratore inglese. L’odore di mandorla pungente dell’iprite. L’odore della polvere bruciata. L’odore dell’erba, annusata la faccia contro terra, spiando la piega del terreno-riparo per il prossimo balzo.”
Giangiacomo Papotti