MAUTHAUSEN 2018 ANPI BIBBIANO CAVRIAGO
MAUTHAUSEN 2018 ANPI BIBBIANO CAVRIAGO
Tra queste due immagini intercorrono 73 anni. Entrambe sono vere. Vi riporto la testimonianza del nostro reggiano scampato da Mauthausen, Pietro Iotti detto Piero. Vi è narrata la storia della scala che vedete nelle immagini. Non ci stancheremo mai di riportare la memoria. La nostra è una responsabilità verso quelli che sono stati sommersi. Antico e moderno 186 gradini. La ripida scalinata cade nel vuoto. Oggi si potrebbe quasi scambiarla per un rudere, per l’accesso di un tempio antico o un monumento. I prigionieri dovevano salirla trasportando blocchi di pietra; qualcuno cadeva non reggendo il peso, altri per
rispetto di un kapò in vena di scherzare. Cadere con una pietra addosso, travolgere altri, infortunarsi gravemente, marcare visita e finire presto nella camera a gas. Oppure restare lì sfondati dal masso o dai colpi di un aguzzino. La cava era un luogo speciale; si moriva in pochi giorni ma, salvo “disgrazia”, non prima dello sfinimento. Il granito della cava fu usato in tutta l’Austria. I prigionieri si mettevano a disposizione degli scalpellini ucraini molto esperti nella squadratura, poi salivano e scendevano la scalinata più volte al giorno. Nel considerare ciò con freddezza, sorge la domanda: perché un modo così arcaico, poco economico e così simile a quello praticato con gli schiavi nei grandi canteri dl civiltà antiche? Le risposte son diverse e richiedono uno sforzo di analisi. Nel descrivere gli orrori dei campi, si tende infatti a sottolineare la “fredda scientificità” dello sterminio o, al contrario, ad esaltare ogni eccesso personale, ogni arbitrio. Nella cava, scientificità e violenza gratuita coesistevano, facevano parte della stessaa cerimonia: i prigionieri morivano presto ma dovendo subire un “ritardo”, cioè un aggiunta del sup1izione; il loro lavoro con gli scalpellini rispondeva a fini di utilità, ma la celebrazione dl rito imponeva metodi preindustriali. Tutto ciò, x gli aguzzini, fu occasione del gioco. Non pressato dl efficienza e della sua monotonia, essi scoprivano il piacere della violenza gratuita e dello spettacolo. I prigionieri, ai loro occhi, erano produttori numerati ma anche schiavi da cui trarre diletto; condannati al1a morte rapida o all’esibizione nel circo. Un testimone racconta che alcuni paracadutisti americani furono gettati nel vuoto del sentiero alto della cava, e che in quella occasione le S.S. portarono le famiglie ad assistere. Un altro riferisce che, dal medesimo punto, precipitarono degli ebrei; erano una ventina, in fila: il secondo spingeva il primo, il terzo il secondo, e così via. L’eliminazione sistematica era anche uno svago; il rito dominato del bisogno di punire e da una idea che ricorre nella tragica storia della umanità, secondo la quale l’efferatezza contro i nemici, gli inferiori o gli irregolari, si giustifica con lo scopo della purificazione. Quando la crudeltà è assoluta, tanto redime”. Tratto dal libro“Sono dov’è il mio corpo” Pietro Iotti detto Piero Ed. Giuntina
giangiacomo papotti