Fausto Bigliardi “Le mie memorie del Sesamo Dal 1973 al 1976”
Nel 1972 nasce il "Sesamo Music Hall" a Sant'Ilario d'Enza
Fausto Bigliardi “Le mie memorie del Sesamo Dal 1973 al 1976”
Le mie memorie del Sesamo Dal 1973 al 1976, voi c’eravate?
Scrivete quel che ricordate…
Nel 1972 nasce il “Sesamo Music Hall” a Sant’Ilario d’Enza in via XXV Aprile Ovest, sulla via Emilia verso Parma, oltre alla sala da ballo comprendeva anche una pizzeria, due piscine, una coperta e una esterna, e un dehors estivo con due campi da tennis. Un centro che per l’epoca era di assoluta avanguardia. Un po’ per gioco, un po’ per passione della musica, nell’autunno 1973 iniziai, insieme all’amico Arturo Rossi Ermolani, a fare il disk joker al “Sesamo”, prendendo il posto del primo dj Roberto Nassivera.Ricordo i primi dischi con cui facevamo ballare che erano: ” Flash” dei Duke of Burlington, “Where an American Band” dei Grand Funk Railroad, “Nutbuh City Limits” di Ike e Tina Turner, “Rebel Rebel” di David Bowie. Arturo c’era saltuariamente, spesso faceva dei servizi come cameriere in vari luoghi ed in seguito frequentò una scuola a Città di Castello, io invece c’ero sempre. Fu così che venni a far parte dello staff del Sesamo come dj, staff che era composta dai titolari del locale Gianfranco Iotti, detto Franco, e dalla moglie Rina Bonini, lui direttore di sala e lei barista, poi c’era l’impeccabile cameriere Mario, i tutto fare Luciana (in seguito aprì il Ghiottone) e Sergio di Cadè (rappresentante Wella insieme a Giankarlo con la K), per finire Simonazzi e Bruna in pizzeria e non voglio dimenticare il montecchiese Giampiero Pirelli bagnino in piscina. Franco Iotti mi parlò del locale che aveva gestito a Modena il “One Club” e dei tempi che suonava come trombettista nell”orchestra di “Vanni Catellani” e della grande “Wanda Osiris”. Ricordo che mi fece ascoltare una delle sue canzoni preferite: “Julia”, una canzone dei Beatles riarrangiata da “Ramsey Lewis”. Non di rado alla chiusura del locale veniva in consolle deejay e la metteva per ascoltarsela in santa pace. Fu da Franco che capii quali obiettivi pormi come deejay e come funzionavano le sessioni danzanti.In breve cominciai a gestire la musica sulle esigenze del pubblico e imparai
che c’era un sistema che permetteva al bar di lavorare di più, dopo venti minuti di musica dance, le persone sudate uscivano dalla pista e, durante i lenti, si affollavano al bar a bere per rinfrescarsi, e così via per circa sei sette volte in un pomeriggio o in una serata. Ogni volta che si ballava andavo circa mezz’ora prima dell’arrivo del pubblico e in quei frangenti, mi ascoltavo i nuovi dischi e quelli che mi piacevano, ma che non potevano far parte della programmazione da ballo. Ricordo un pezzo progressive dei “Colosseum” dal titolo “Valentine Suite” che ascoltarlo nel locale vuoto a volume alto era una bomba, una vera carica di energia. In breve tempo si creò una bella compagnia di habitue, fra i tanti ricordo: Arturo Rossi, Fiorella Fregnan, Gino, Ivan Gozzi, Saretto (Rosario Bella), Paolone e Mariella, Marzia, Genesio Bertani (Gianni), Vilma e Claudia Ghielmi, Sauro Zanelli, Ivana Righi, Lino Toce (Pasquale), Corrado Mammi e Flora, Biagio (Florio Biasetti), Paola e Lorella Freddi, Ada Gandolfi, Claudio Baccarini, Valerio Trombini, Rita Montanari, Lella Cagna, Jolla (Ivo Del Carmine), Sancio, Jack (Ivan Amadei), Costantino Calbini, Melita (Clara Mancin), Tonino (Antonio Guarnieri), Paola Bassi, Firmino Sala, Pilo, Onofrio, Sergio, Rita Peri, Eugenia, Angela e Lorenza, Damiano, Francia, ecc. A volte nei locali si creavano dei “riti” spontanei, uno di questi avveniva quando mettevo la canzone dei “Cozy Powell” dal titolo “Dance with the Devil”: Rita Peri, con super minigonna, saliva su una delle due piccole piste, con pavimento che si illuminava a tempo, e si metteva a ballare in modo sempre piu frenetico, seguendo il ritmo crescente della canzone, mentre tutti si radunavano intorno battendo le mani a tempo di musica. In quegli anni si era diffuso un ballo di coppia simile al rock’n’roll, era il “Bughi Bughi”, nel locale si era diffuso e veniva adottato da diverse persone che lo ballavano su qualsiasi ritmo, anche sui lenti. Immancabilmente dovevo mettere la canzone principe di quel ballo “Rock Around the Clock” di “Bill Haley”. Nel lavoro di Dj avevo messo a punto delle piccole strategie che utilizzavo nella conduzione della sessione musicale. Fra i balli lenti e gli Shake mettevo un pezzo con un ritmo di mezzo, che nonostante fosse apprezzabile non potevi metterlo ne nei lenti ne nei veloci. Era anche un modo per non “traumatizzare” troppo quelle coppie che ballavano avvinghiate, godendo l’abbraccio del partner e per avvertirle che i lenti erano terminati.La scaletta musicale la dividevo in blocchi tematici di tre canzoni, solitamente dopo i lenti p artivo con un terzetto di pezzi “apripista”, quelli che andavano per la maggiore in quel momento, poi alternavo vari blocchi tematici:- di un unico cantante, immancabile “Barry White” e altri tipo “Suzi Quattro”; – di un genere musicale tipo il rock, il “Phillysound”, il “Detroitsound”, questi ultimi due in quel periodo andavano molto; – il graffiti anni ’60; – altri balli tipo samba, twist, rock ‘n roll, charleston, ecc., di solito questo intermezzo era un appuntamento fisso verso fine programmazione. Un’altra piccola strategia era quella di far ascoltare più di una volta le novità, non ancora famose, per farle conoscere ed apprezzare. Al di là della scaletta che preparavo, se la tensione in pista rallentava e tendeva a svuotarsi, rimettevo un “apripista” e la gente tornava a ballare. Un problema per tutti i dj erano le richieste, dovevi tenerne conto e non sempre si combinavano con le scalette preparate. Ma quello che dava veramente fastidio a tutti i dj erano i “tormentoni” del momento, solitamente erano canzoni più o meno becere, che però facevano facilmente breccia nei gusti del grande pubblico e che venivano richieste di continuo. Fra queste “Pepper Box” dei “The Peppers”, “Supersonic Band” di “Jerry Mantron”, “Anima mia” dei “Cugini di Campagna”, “Tornerò” de “I Santo California”. L’impianto che utilizzavo era composto da due piatti giradischi Thorens e per il volume invece dei cursori c’erano due grandi manopole di circa 8/10cm di diametro, non del tutto agevoli per i mixaggi.Nei mixaggi fra un disco e l’altro non ho mai utilizzato il “pannetto” che sbordava da sotto il disco, come avevano cominciato a mettere molti deejay, utilizzavo il dito direttamente nel fianco del piatto facendo scivolare la cinghia di trasmissione interna. In questo modo potevo preparare le partenze rapide, cioè fermare il disco in un certo punto e farlo partire al momento giusto, oppure potevo frenarlo per rallentare i giri, o con leggere spinte accelerarlo per far combaciare il tempo del disco precedente con quello che arrivava, il tutto veniva fatto con un preascolto in cuffia: con l’orecchio sinistro ascoltavo la musica in sala e con quello destro, in cuffia, preparavo il disco che veniva dopo. Queste operazioni servivano per mantenere una continuità del ritmo per chi era intento s ballare. Quando la cosa riusciva bene (Non sempre), non ti rendevi conto che il pezzo era cambiato, la soluzione di continuità c’era, ma non te ne accorgevi. L’impianto audio del Sesamo era di tutto rispetto, la qualità di uscita era veramente eccezionale, non c’erano effetti speciali particolari, potevi solo intervenire con la taratura dei treble (alti) e bass (bassi), tendenzialmente li spingevo al massimo possibile, facendo comunque in modo che gli alti non “friggessero” e i bassi non si “impastassero”; solitamente ogni brano doveva essere tarato ad hoc, le diverse case di incisione avevano dei parametri diversi di registrazione e si doveva intervenire per renderli omogenei. Ogni deejay, oltre alla destrezza nei mixaggi, era in costante ricerca di dischi nuovi, per essere il primo a proporli, molti negozi di dischi avevano attivato delle importazioni dall’America per seguire questa esigenza, fra i migliori c’era “Snoopy Dischi” di Franco Tosi di Reggio Emilia e “Il Discobolo” di Robi Bonardi di Parma. Ogni tanto Franco Iotti andava a Milano da un amico nell’ambito discografico e tornava con delle vere primizie, fra queste ricordo il disco di “Donna Summer” dal titolo “Love To Love You Baby” che programmai in anticipo di un mese rispetto a tutte le altre discoteche.È successo un paio di volte che dei deejay venissero a proporsi al Sesamo, il primo si chiamava “Andy Anderson”, era di Milano, fece la programmazione di una serata, la musica che metteva, senza dire una parola, era Soul Music molto ricercata e poco nota, troppo raffinata per il pubblico del Sesamo. La seconda volta che successe si trattava di “Paul and Paula”, due fidanzati di Modena che facevano i dj insieme, provarono una domenica pomeriggio, il loro programma musicale era fatto da hits del momento, ma la loro cifra era nel parlare e urlare, incitando continuamente il pubblico a ballare, bravi ma un po’ troppo chiassosi e fastidiosi. In entrambi i casi Franco li scartò mantenendo me come deejay, a detta sua, fra i due ero più equilibrato, mettevo le hits del momento ma cercavo anche materiali di maggior spessore e parlavo, ne troppo, ne troppo poco. Al Sesamo memorabile fu il concerto del grande “Eumir Deodato” che presentava il suo disco “Whirlwinds”, un meraviglioso mix di musica Jazz-Funk Fusion.Rimasi insieme a Eumir un paio d’ore prima del concerto per gestire la musica che precedeva l’esibizione.Con il mio inglese stentato lo seguivo nelle scelte musicali che mi proponeva, dovevano andare bene al pubblico che veniva ad ascoltarlo e dovevano essere propedeutiche al suo concerto, fu per me un grande insegnamento.Nel novembre 1976 partivo per la leva militare e finiva il mio rapporto di lavoro con il Sesamo, da quel che so mi sostituì alla consolle Claudio Baccarini di Sant’ilario d’Enza. Chiudo questa storia con i pezzi forti che hanno fatto ballare di più fra il 1973 e il 1976 (periodo in cui rimasi dj al Sesamo): Papa Was a Rolling Stones – The Temptations
Love To Love You Baby – Donna Summer,
Dancing Queen – Abba
Who Is He and What Is He to You – Creative Source
Soul Makossa – Manu Dibango
Long Train Runnin – The Doobie Brothers
Doctor’s Orders – Carol Douglas
Rock Your Baby – George McCrae
You’re The First, The Last, My Everything – Barry White
Rock The Boat – The Hues Corporation
Never Can Say Goodbye – Gloria Gaynor
That’s The Way I Like It – Kc & The Sunshine Band
The Hustle – Van McCoy
You Sexy Thing – Hot Chocolate
Do It Any Way You Wanna – People’s Choice
Daddy Cool – Boney M.
Disco Inferno – The Trammps
Heaven Must Be Missing An Angel – Tavares
The Best Disco in Town – Ritchie Family
TSOP (The Sound of Philadelphia) – MFSB (Mother, Father, Sister, Brother)
Fly Robin Fly – Silver Convention
You Should Be Danging – Bee Gees
Questi pezzi sono quelli che ricordo meglio, ma erano tanti i dischi di quel periodo che erano fantastici per ballare e ancora attualissimi.