Sabato 7 e domenica 8 maggio torna a Basilicanova l’appuntamento con un
intero week-end dedicato allo svago in un’atmosfera tipicamente agreste dove non mancheranno antichi mestieri, mostra di attrezzi e macchine agricole d’epoca.
La Fiera di Maggio, organizzata dal Comune di Montechiarugolo in collaborazione con le Associazioni e i commercianti del territorio, sarà articolata su due giornate e prevede il seguente
programma
Sabato 7 maggio 2016. Dalle ore 14,30 presso la sede AVIS Basilicanova di via Falcone si effettuerà il controllo del rischio cardiovascolare: donatori e non donatori sono invitati a presentarsi per controllare pressione arteriosa, glicemia, colesterolo ed effettuare il calcolo personalizzato del Rischio Cardiovascolare. Dalle ore 18 sfilata di “carioche” trattori d’epoca lungo le vie del paese. Ore 21 – XVII^ Festa del pattinaggio presso il centro sportivo PGS Don Bosco con la partecipazione della coppia artistica Francesca e Luca Campioni d’Europa 2015. Ore 21,30 (davanti a scuole Elementari): spettacolo musicale con i Taro Taro story. Musica anni Settanta e Ottanta da ascoltare e da ballare (in caso di maltempo lo spettacolo si terrà presso la sala Amoretti). Per tutta la serata saranno allestiti diversi Punti di Ristoro nelle vie del paese.
Domenica 8 maggio 2016. Dalle ore 9.00 alle ore 19.00 – Mercatino a merceologia mista,lungo via Garibaldi. Antichi mestieri a cura del gruppo Villici delle Quattro Castella. Per tutta la giornata Luna-Park in Piazza Ferrari. Esposizione di macchine agricole d’epoca e moderne a cura dell’Associazione Trebbiatori d’Epoca di Basilicanova. Donazione presso la sede AVIS di Basilicanova. Presso i locali della scuola elementare mostra “I giochi dei bambini di una volta“ a cura di Giorgio Artusi. Dalle ore 15.30 concerto Solidarock Springevent 2016. Dalle ore 16 circa 1^ Torneo di sinalcoli da tavolo a Montechiarugolo Dalle ore 16,30 Festa del Laboratorio Il Magico Atelier con esposizione delle creazioni di bambini e ragazzi, in collaborazione con il circolo Rugantino .
La manifestazione è organizzata in collaborazione con: PGS Don Bosco Associazione Trebbiatori d’Epoca di Basilicanova Commercianti di Basilicanova Circolo ARCI Rugantino AVIS Montechiarugolo. L’edizione 2016 prevede alcune interessanti
novità come la
Raccolta dei giochi antichi curata e allestita da Giorgio Artusi e il
a Montechiarugolo. Il torneo avrà inizio alle 16 circa e prevede una fase di qualificazione con alcune gare ad eliminazione. Ad ogni gara par
teciperanno quattro giocatori. Per partecipare al torneo è necessario iscriversi: le iscrizioni verranno raccolte direttamente presso la sede della mostra dei giochi. (allego opuscolo curato da Giorgio Artusi e arricchito con le illustrazioni di Maddalena Artusi).
Un’altra importante novità è costituita dal concerto
Solidarock edizione Springevent, musica live con giovani band del territorio: sul palco si alterneranno ben sette diversi gruppi musicali.
I giochi per bambini di una volta
Questo opuscolo è tratto dalla “Storia del Comune di Montechiarugolo” che fra poco sarà disponibile su internet per raccontare la NOSTRA STORIA, augurandomi che sia di Vs. interesse, ma, ben convinto che tante bellissime storie a me sconosciute non sono state narrate, conto sulla vostra collaborazione per correzioni e ampliamenti. Grazie da Giorgio Artusi I GIOCHI DEI BAMBINI DI UNA VOLTA E’ forse interessante come premessa riportare la testimonianza di “ un bambino di una volta “. ”Il luogo consueto ed insostituibile per il ritrovo dei ragazzi ed adulti era la stalla. Il periodo più felice erano i mesi di novembre e dicembre. La nostra stalla preferita era quella di S. Geminiano Sud proprietà Candian mezzadri fratelli Fochi. Era molto spaziosa, e con finestre ampie che davano molta luce . Vi era sempre una posta vuota dove si potevano piazzare un tavolino e le sue sedie senza disturbare nessuno. Ci si andava molto spesso perché mia sorella maggiore aveva in quella famiglia due compagne di scuola. Intanto che la nonna Italina leggeva “Il Conte di Montecristo “ o altri libri, noi trovavamo le carte per giocare a briscola o le cartelle, il cartellone e il sacchetto dei numeri per giocare a tombola. In qualche occasione si presentava un divertimento straordinario: un parente di famiglia, allora quindicenne di nome Barigazzi Mario, il futuro ”Barimar”, era appassionato di fisarmonica e pur essendo giovanissimo era un virtuoso. Le ragazze più grandicelle trascinate dalla musica si mettevano a ballare tra di loro. La sera però si rimaneva nella nostra stalla, meno spaziosa e meno comoda quando nelle ore serali gli animali erano coricati e tranquilli. Le donne per due o tre ore filavano o facevano qualche lavoro di maglia. Avevamo sempre due garzoni in famiglia che vivevano presso di noi. Il più giovane portava degli stivaletti a metà gamba con suole di legno e tomaie di pelle chiamati in dialetto i “sabò” che aveva imparata costruirseli da solo. La sera veniva nella stalla con due tomaie da cucire con ago, spago e pece. Era però tanta la sua passione per il gioco che appena l’altro garzone proponeva una partita abbandonava il suo lavoro ed iniziava anche lui a giocare sino a tarda sera. In definitiva il lavoro di calzolaio che avrebbe potuto finire in una settimana durava più di un mese.” Da memorie di E. Mazzoni Alcuni dei giochi descritti sono ancora praticati oggi, altri, come vedrete, sono presenti solo nella memoria dei nonni. Lavoretti per bambini – Nel secolo scorso, prima della seconda guerra mondiale, circa negli anni trenta, per molti bambini c’era il tempo dello studio e quello del gioco, ma in mezzo c’era un tempo piuttosto ingombrante: quello dei lavori. Durante il periodo scolastico fino a giugno, dopo la scuola e i compiti non restava molto a disposizione per i giochi perché i genitori avevano pronti diversi lavori: portare da bere a chi lavorava nei campi, riempire la vasca dell’acqua con il “sambot” per abbeverare il bestiame, custodire la scrofa quando aveva i maialini piccoli perché nel coricarsi non li schiacciasse, raccogliere e sgranare i fagioli dell’orto e tanti altri lavoretti adatti ai ragazzi che variavano secondo le esigenze stagionali. I giocattoli – Nel primo dopoguerra cambiano rapidamente modi di vivere e società. Per i bambini di città o della periferia con l’industrializzazione, e i genitori quasi tutti operai, non c’erano impegni lavorativi per i bambini e tutto il tempo libero dalla scuola o dai compiti era dedicato al gioco. Molti dei giochi di seguito descritti erano praticati da quei bambini. La cosa che oggi può sembrare strana è che raramente si usavano giocattoli acquistati: i più fortunati ricevevano un regalo all’anno ma molti nemmeno quello. 3 Giochi che non richiedevano giocattoli Dell’elenco dei giochi sottoesposti, per ragioni di spazio si limita la descrizione dettagliata solo ad alcuni. Giochi con palla – Come palla avvelenata, palla capitano. Streghe – Strega cucèn, strega colori, strega sollevata Mosca cieca Quattro cantoni Mondo ( settimana) Cavallina Salto della corda A schiaffetta – Chi era di turno stava con una mano aperta sulla schiena e uno dei tre o quattro dei partecipanti al gioco dava lo schiaffo sulla mano senza farsi vedere. Se il colpito indovinava chi aveva menato il colpo questo diventava la nuova vittima, altrimenti si procedeva ad un nuovo schiaffetto. Quando il gioco era fatto tra ragazzi molto giovani poteva essere abbastanza allegro ma se partecipava qualche ragazzo cresciutello diventava piuttosto cattivo. Con la neve – L’arrivo della neve era un evento eccitante per i bambini nonostante non si disponesse di pantaloni lunghi, giacche a vento e spesso nemmeno di guanti. La neve era spettacolo e giochi. Di questi il più diffuso era ovviamente il fare a palle di neve, in cui il divertimento stava nel colpire in faccia l’avversario che inevitabilmente si ritrovava la neve nel collo , a seconda del vestiario, anche nella pancia. Gli slittini acquistati o realizzati in casa erano usati a traino in pianura dove si costruivano delle mini percorsi ammucchiando neve sino a fare una pista in discesa. Altro gioco erano le “valanghe”: si iniziava con una piccola palla di neve, la si faceva rotolare fino a formare blocchi del diametro di oltre 50 cm. In un’occasione guidati da un grande ( aveva 12 anni ) raccogliemmo tante valanghe che unite e sovrapposte formarono una piccola torre. Opportunamente calpestata divenne un blocco che mani, badiletti da stufa e altro scavarono fino a realizzare una specie di igloo che poteva contenere quasi tutta la banda ( una decina di bambini). La durata fu particolarmente breve, poiché quando una mamma venne a sapere della costruzione, con urla isteriche, chiamò a raccolta altre mamme che al grido “potevate morire “ distrussero in pochi minuti il lavoro di una giornata. La pesca – Dalle memorie di Millo Ponzi, ragazzo di Basilicagoiano negl’anni quaranta, apprendiamo che in quel tempo si andava a “grottare nella Spelta”, ovvero si entrava nel canale e con le mani si tastavano le tane ( buchi ) nelle sponde per catturare pesci, anguille e qualche sgradita biscia. Quando poi la portata dell’acqua era molto bassa, si cercava d’isolare la corrente dalle buche, così ché nelle buche isolate, si catturavano meglio i pesci generalmente nascosti sotto 4 i sassi. Sempre negli anni quaranta Giorgio Casalini ci ricorda che nei rii, e fossi di Monticelli, scorreva acqua di sorgente e i bambini andavano in quei fossi per catturare i gamberi. Giorgio … ( il barbiere ) ricorda che nella Zola presso via Ponticelle, lui e un amico avevano pescati i pesci rossi. Si andava anche per rane nelle sere d’estate con la lampada a carburo ma una volta il suo compagno si spaventò per la vista di una paciana ( un grosso rospo) e istintivamente le lanciò addosso la lampada che ovviamente si spense e … Morra cinese – Sasso, carta, forbice: il gioco era per due persone che si confrontavano lanciando contemporaneamente un nome e un gesto ( mimando il nome) delle tre opzioni possibili. Vinceva chi aveva scelto l’opzione vincente per la coppia chiamata. . Naturalmente le chiamate dovevano essere contemporanee altrimenti l’ultimo a chiamare inevitabilmente sceglieva la soluzione vincente. – Carta – Sasso Vince carta perché può avvolgere il sasso; – Carta – Forbice Vince forbice perché può tagliare la carta; – Forbice – Sasso Vince sasso perché rompe la forbici La terra – Nel periodo autunnale i campi arati fornivano abbondante terra malleabile: qualche manciata, opportunamente depurata di radici e sassolini, pazientemente impastata con acqua era un materiale che si prestava a varie realizzazioni, piattini per i giochi da bimbe, macchinine, minipupazzetti e casette. Raramente duravano più di qualche giorno. Il record dell’effimero aspettava alle “ciocaroli”. Erano dischetti di terra impastata tenuti in mano in modo da formare una specie di tazzina, che venivano scagliati violentemente su un pavimento liscio. Nell’impatto l’aria della zona concava faceva esplodere il dischetto di terra emettendo un discreto ciocco. Pio pes – E’ un gioco che si faceva in riva ad un laghetto o un fiume con acqua placida: si raccoglievano piccoli sassi piatti che si lanciavano rasenti il pelo dell’acqua in modo che schizzassero sulla superficie facendo tre o quattro salti. Era una sfida con se stessi per ottenere il massimo numero di saltelli prima che il sasso affondasse. Le erbe e fiori – In primavera non ci si poteva esimere dall’andare lungo i fossi a raccogliere le prime viole, per portarle a casa o regalarle a qualche bimba. Qualche volta si passavano ore a cercare quadrifogli perché si diceva che il trovarli avrebbe portato fortuna. Qualcuno racconta che da piccolo andava con gl’amici a cercare l’erba salina per mangiarne qualche ciuffo. Molto utilizzato perché diffuso era il tarassaco, del quale si raccoglieva il frutto da far volare con un soffio le decine di semi come fossero piccoli paracadute. Con il gambo del frutto opportunamente 5 spezzato si otteneva una specie di fischietto. Altro gioco era il “pirolen stà in pé” per cui si utilizzava il pistillo del fiore di malva che essendo un poco attaccaticcio, una volta posato sulla mano, restava facilmente attaccato anche se la mano veniva mossa o capovolta. Giochi con giocattoli autoprodotti Archi con le battecche d’ombrella– Dagli ombrelli vecchi si toglievano le stecche più lunghe che, legate a tre o più, insieme costituivano una struttura robusta ed elastica che si completava con una robusta corda e diveniva un arma micidiale per la caccia alle rane e alle bisce. Qualsiasi cosa si muovesse in un fosso veniva infilzata con le frecce opportunamente appuntite, realizzate pure esse con le battecche di ferro. Anche se l’utilizzo era generalmente rivolto al fondo dei fossi, erano strumenti potenzialmente pericolosi per gli occhi dei compagni di gioco, per cui frequentemente i genitori provvedevano a sequestri e distruzioni. Archi in legno – Erano di più facile realizzazione e normalmente si usavano con frecce in legno ( semplici rametti ). Naturalmente erano inadatti per la caccia ma molto più diffusi. Barche in legno – Ove erano disponibili dei fossi con acqua corrente si procedeva a realizzare barche utilizzando un’asse in legno alla quale si intagliava un lato a triangolo, la prua, mentre si stondava leggermente la poppa. Si mettevano due o tre barche nel fosso e le si rincorreva lungo la corrente: vinceva la prima barca che arrivava al traguardo. Case con le cassette da pomodoro – L’estate, al tempo della raccolta del pomodoro, da fine luglio fino a tutto settembre, era il momento propizio per costruire le casette con le cassette da pomodoro che a seconda dell’immaginazione dei costruttori divenivano il negozio di alimentari, la trattoria, o per le femmine il laboratorio di sartoria, col relativo movimento di gestori e di clienti. Trampoli – esaltati dagli spettacoli circensi ( una volta piuttosto diffusi ) si replicava a casa con due cantinelle, quattro chiodi e qualche caduta. Carretto con i cuscinetti – Realizzare i carretti non era molto facile poiché servivano quattro cuscinetti, almeno due a due dello stesso diametro, un perno con vite per lo sterzo e qualche asse di legno e chiodi o viti. Trovato il materiale, e la capacità di assemblarlo, occorrevano spazi con superfici lisce, difficili da trovare. Il gioco era a coppie: uno sul carretto guidava, l’altro dietro a piedi, praticamente il motore, spingeva. Non era male, salvo che nei casi in cui si sbagliava la curva e si cadeva rovinosamente, le sbucciature non si contavano. 6 Carro armato ad elastico – Si utilizzava rocchetti da cotone in legno ( praticamente scomparsi). Li si incideva col coltellino per creare dei denti, quindi si infilava un elastico nel foro lungo l’asse, da un lato si fissava con un legnetto incollato al rocchetto, dall’altro si metteva un secondo legnetto più lungo, che sporgeva. Si avvolgeva l’elastico col legnetto lungo, quindi si posava a terra il tutto: l’elastico si svolgeva e il nostro carro armato avanzava lentamente. Per velocizzare il mezzo si incerava la testata del rocchetto provvista del legno più lungo riducendo l’attrito. Qualcuno racconta che con la tecnica del carro armato ad elastici aveva realizzato la motorizzazione di un’elica per una barchetta. Cerbottana – A fine anni 50, primi anni 60, per la realizzazione di impianti elettrici si utilizzavano tubi in materiale plastico di color arancio. Non era facilissimo reperirli, anche se erano numerose le case in costruzione, ma un pezzetto di una cinquantina di centimetri era un ottimo strumento di lancio. Si prendeva una striscia di carta ( o foglio di quaderno) e la si arrotolava formando un cono lungo una decina di centimetri, fissandola con un poco di colla. Si tagliava quindi il cono ( sul lato largo ) adattandolo alla dimensione del foro del tubo, si introduceva il cono nel tubo e dopo aver mirato si doveva soffiare nel tubo per cogliere il bersaglio. Fionda – Gioco prevalentemente maschile e da usarsi solo in aperta campagna. Si faceva procurandosi una forcella di legno, poi si realizzavano due elastici, ritagliando la camera d’aria scartata da una bicicletta, e il fondo da un pezzetto di pelle, elemento di più difficile reperimento. L’uso della fionda per lanciare sassi era prevalentemente rivolto alla caccia degli uccelli, ma non era raro che qualche sasso centrasse ( diciamo inavvertitamente ) il vetro di una finestra. Negli scontri tra bande l’obbiettivo ( fortunatamente raramente colto ) era la testa dell’avversario. Cerchio – Era un gioco per singoli, in genere si utilizzava il cerchio di una vecchia bicicletta alla quale erano stati tolti il mozzo e i relativi raggi, quindi posto il cerchio in verticale ( come nella bicicletta) gli si dava una piccola spinta. Con l’ausilio di un bastone della lunghezza di circa mezzo metro si batteva dal lato opposto a quello di marcia e lo si faceva correre facendo anche le curve. 7 Duelli da spadaccini – Soprattutto nei primi anni sessanta, quando erano in voga i film di cappa e spada, si realizzavano degli pseudo fioretti, con rami dritti e sottili. I preferiti erano i rami di nocciolo, ma quelli di gelso erano più facilmente reperibili per cui i più gettonati. Si duellava alla ricerca della stoccata, sempre contestata, ma molto più frequentemente si perveniva alla involontaria bastonatura della mano dell’avversario con reazioni non sempre impostate alla sportività. Fucili ad elastico – Si realizzavano delle sagome di fucile utilizzando delle assi non troppo spesse; nella posizione del cane si fissava con elastici una molletta di legno quindi, dalle solite camere d’aria delle biciclette, si realizzavano una decina di elastici che annodati assieme formavano una catena che veniva tesa tra la punta del fucile e l’incavo della molletta. Dopo aver puntato l’obbiettivo, il compagno di gioco o una mosca contro il muro, si premeva la molletta che liberava gli elastici lanciandoli verso il bersaglio. Gerlo / merlo ( in alcune zone detto lippa) – Per realizzare il gioco serviva un tronchetto di legno lungo una ventina di centimetri con le estremità appuntite e una mazza in legno lunga una sessantina di centimetri. Si poneva il tronchetto a terra, ma preferibilmente su un mattone, quindi si batteva un’estremità con la mazza così che il tronchetto rimbalzava verso l’alto. Il battitore che lo aveva alzato doveva colpirlo al volo in direzione dei compagni di gioco. I compagni dovevano tentare di prendere il merlo al volo, cercando di evitare che gli arrivasse in faccia, chi riusciva a prenderlo conquistava il diritto di diventare battitore. 8 Giro d’Italia con i sinalcoli ( per alcuni “tecine “) – La prima fase consisteva nella realizzazione del sinalcolo, ovvero di un tappo a corona recuperato da bottiglie di gassosa o altre bibite analcoliche ( da analcolico / senz’alcool: sinalcolo) scegliendo quelli con fondo piatto: vi si immetteva la figurina di un ciclista ( in genere la testa ), poi si lavorava un pezzetto di vetro con un sasso a punta arrotondata e con molta pazienza ( e qualche taglietto ) si riusciva a farne un dischetto da inserire a perfezione sopra l’immagine. Si completava fissando il vetro con stucco raschiato dai vetri di casa. Finito il sinalcolo, si disegnava una pista col gesso, tracciando due righe parallele distanti circa 10 cm., che simulava un circuito che si sviluppava per quattro o più metri a secondo delle disponibilità di spazio. Si partiva quindi “pinghellando” il proprio sinalcolo a turno procedendo fino al traguardo, ove naturalmente vinceva chi arrivava primo. Le regole prevedevano il ritorno del sinalcolo al punto dell’ultimo tiro, se questo era finito fuori pista, o aveva tagliato una curva. Il furlon corda e osso di maiale – Era una specie di passatempo. Il furlon era un osso del piede del maiale a cui venivano fatti quattro buchi, quindi si disponevano due corde. Il gioco consisteva nel far ruotare (avvitare) l’osso in modo che le corde si attorcigliassero, quindi tirando i capi delle corde l’osso iniziava a ruotare nel senso opposto a quello del caricamento come una trottola. La cartolina per motorizzare la bicicletta – Sulla forcella posteriore della bicicletta si fissava una cartolina per mezzo di una molletta di legno da bucato. Mentre la ruota girava la cartolina con il lato libero sbatteva tra i raggi che la colpivano e provocavano il rumore “ tra –tra – tra” che rendeva la bicicletta un ben più potente mezzo a motore. Telefono con le scatole di conserva – Si utilizzavano due scatole da conserva alle quali si faceva un foro nel fondo in cui si infilava uno capo dello spago ( da 5 -6 m) e si realizzava un nodo per evitarne lo sfilaggio. Si metteva in tensione lo spago, quindi da un capo si parlava nella scatola, nell’altra le vibrazioni trasmesse dal filo teso riproducevano il suono entrato nella prima scatola. In modo più o meno distinto si riusciva a comunicare. Il trenino con le scatole di sardine – Prima operazione: recuperare tre o quattro scatole da sardine, togliere completamente il coperchio, quindi forare nel lato stretto le scatole con un chiodo e collegarle con un fil di ferro e la versione più semplice era servita. Disponendo di maggiori abilità tecniche si potevano realizzare ruote in legno fissate con viti e, top dei top, creare le panche in legno per le carrozze, una bozza di caldaia e il deposito carbone per la locomotiva. Le monete fuori corso con lancio e testa o liscia – Si utilizzavano monete fuori corso, in genere i venti centesimi ( ventini ). Si lanciavano contro un muro o una riga, quindi si verificava chi era arrivato più vicino e via a seguire. Il primo aveva diritto alla prima chiamata lanciando una sua moneta che ricopriva con la mano. Quindi doveva scegliere: “Tutte o Come vengono”. Subito dopo qualcuno lanciava le monete che erano state tirate. Ogni moneta aveva due versi, uno generalmente con una testa o una figura umana era definita “Testa”, l’altro lato con scritte e il valore della moneta era definito “Liscia”. La chiamata “Tutte” significava che se le monete lanciate erano in maggioranza testa avrebbe raccolto tutte le monete se anche la sua moneta era testa, diversamente non avrebbe raccolto nulla. Diversamente chiamando “ Come vengono” avrebbe raccolto solo le monete con lo stesso segno della sua, indipendentemente che fossero maggioranza o minoranza. Se restavano monete si passava al secondo arrivato ecc. Giochi con giocattoli e altro 9 Birilli – Erano cilindretti di legno alti una ventina di centimetri: si disponevano a ventaglio come nel bowling, quindi con una palla generalmente in legno si dovevano abbattere con il minor numero di lanci possibili. Bocce – Gioco da tempo praticato dagli adulti. Negli anni settanta con la frequentazione estiva delle spiagge è diventato gioco per bambini. Ovviamente le bocce erano piccole e in legno e molto spesso i babbi non disdegnavano di giocare coi figli. Calciobalilla– Era un gioco a pagamento, disponibile negli anni sessanta in quasi tutti i bar e successivamente nelle sale gioco delle parrocchie, in gran parte poi sostituiti dai Flipper, a loro volta superati dai vari giochi elettronici. Esistevano anche versioni molto piccole, 30 x 50 cm, da utilizzare su tavoli. Hula Op – Gioco di provenienza americana, consisteva nell’ infilarsi sui fianchi un anello (realizzato con un tubo in plastica) e dopo un avvio di rotazione con le mani si dovevano muovere ritmicamente le anche per sostenerlo e farlo girare. Il gioco risultava apprezzato dai ragazzi se a dimenarsi era una bella ragazza. Il gioco del calcio – La cosa più difficile da trovare era il pallone perché la squadra del paese ne possedeva non più di due/tre e li dava malvolentieri bambini. Alcuni giocavano scalzi, altri no ma rischiavano di buscarle quando andavano a casa con le scarpe sporche o peggio, rotte. I trenini elettrici – Erano il top dei giocattoli per il costo e anche i modelli più semplici non erano alla portata delle famiglie operaie. Il gioco si componeva di un pianale di dimensioni variabili da uno a due metri che rappresentava un territorio con piante, case, strade e campi, e in questo territorio era posto un circuito di binari, con la stazione, uno o più passaggi a livello e ponti. Pare che una particolarità del gioco fosse che a divertirsi erano più i padri che i figli. Auto in latta – Varie erano le tipologie di automezzi: automobili, autoambulanze, autocarri, autopompe e anche motociclette. Di questi giocattoli esistevano versioni semplici e altre dotate di sistemi di marcia, realizzate con un meccanismo a molla che veniva caricato con una chiavetta e il mezzo poteva muoversi per qualche metro. Animaletti di latta – Come per le auto esistevano versioni inanimate e altre con un sistema a molla che consentiva di camminare o di muovere uno strumento tipo i piatti. Il gioco dell’oca – Si giocava in due o più. In una tavola era disegnato un percorso composto da varie caselle numerate da 1 a 90 . Ogni giocatore aveva un suo segnaposto che spostava in avanti di un certo numero di caselle a secondo del punteggio che aveva realizzato lanciando il dado. Il 10 percorso era disseminato di trappole che potevano trattenere in prigione per uno o più tiri, rimandare indietro o … Naturalmente vinceva chi arrivava per primo al traguardo. Il gioco delle figurine – Si giocava con le stesse regole del gioco delle monete a muretto o a riga. La pulce – Gioco da tavola tuttora utilizzato. Le trottole – Erano giocattoli di tipologia piuttosto diverse, dalle piccole trottole in legno a sistemi più complessi, in genere in metallo e dotati di un meccanismo di carica. Per quelle in legno il tempo di durata delle rotazioni, quindi la soddisfazione del gioco, stava nel “manico” del giocatore, per le seconde il bello era vederle ruotare per i disegni fortemente colorati e per il suono che emettevano. Meccano – Era per la cultura del tempo un gioco maschile. Consisteva in un sistema di elementi metallici forati, listelli, ruote, perni e piatti che, assemblati con decine o centinaia di viti, consentivano di realizzare varie strutture, gru, auto, case ecc. Ovviamente erano venduti in confezioni modulari ma generalmente le costruzioni più complesse restavano un sogno inappagato, proprio perché troppo onerose. Pista da corsa in sabbia ( con biglie ) – Si costruiva una pista circuito su un mucchio di sabbia di qualche casa in costruzione o per i più fortunati in spiaggia al mare. La tecnica in genere prevedeva un volontario che si sedeva sulla sabbia mentre i compagni lo prendevano per i piedi e lo trascinavano così il suo sedere modellava la pista. Si mettevano le biglie ( erano in plastica trasparente con all’interno la foto di un corridore) alla partenza. A turno, con una ‘pingleda’ si spostavano le biglie nel circuito. L’uscita dal percorso comportava il ritorno al punto dell’ultima ‘pingleda’. Si facevano un certo numero di giri ma non c’era “posta”, nel senso che non si vincevano le biglie avversarie. Le bambole – Nell’anteguerra le bambole “ fai da tè” erano di pezza e di stracci, le gambe e le braccia erano fatte con dei bastoncini, il corpo e la testa con stracci. I capelli erano i ciuffi delle pannocchie e le pezze, si recuperavano dalle sarte. Negli anni cinquanta iniziarono a diffondersi ( sempre per i meno poveri ) alcune bambole particolarmente raffinate, in gesso, poi in plastica con vestiti in tulle. Poi vennero le Barbi e ormai il consumismo aveva raggiunto tutti gli strati sociali. I giochi di cucina – La varietà era notevole, dal semplice servizio di piattini e bicchieri, fino ai minifornelli, con tegamini, pentolini e servizi di stoviglie. In epoche più recenti, come per le bambole, il consumismo ha prodotto anche le case con i relativi arredi. 11 Motoscafo a vapore – Ricordo che nei primi anni cinquanta, in una fiera di S. Giuseppe a Parma, mi regalarono un piccolo motoscafo a vapore. Era un giocattolino in alluminio ove entro lo scafo si alloggiava un mozzicone di candela. Il motoscafo aveva dei tubicini che da sotto la linea di galleggiamento portavano l’acqua in un vano posto sopra alla fiammella della candela. In poco tempo la candela faceva bollire l’acqua che veniva sparata sotto forma di vapore da un ugello posto a poppa. Il motoscafo cantava tec tec tec e si muoveva nel bigoncio. Ero affascinato da questo mostro tecnologico. Puzzle a cubetti – Un antesignano degli attuali puzzle era rappresentato da una serie di 20 cubetti forniti in una scatola di legno, sulle cui facce potevano essere riprodotte cartine geografiche, con Italia, America ,in altre versioni le immagini si riferivano ad una favola. La composizione dei cubi formava quindi sei diverse scene della favola. Spanna e bocin – Si giocava con palline di vetro ( tanti anni prima erano di terracotta smaltata), in due. A turno un giocatore lanciava la propria biglia, quindi se l’altro valutava di riuscire a bocciare tirava e se colpiva si prendeva la biglia avversaria. Se invece andava a più di una spanna il gioco passava al secondo, se invece si fermava a meno di una spanna perdeva la biglia a favore dell’altro giocatore. Shangai – Si giocava in due, utilizzando dei sottili bastoncini di legno colorati lunghi una ventina di centimetri. Si buttava a terra o su un tavolo il mazzetto di bastoncini, quindi si dovevano cogliere uno ad uno, sino a quando si riusciva a farlo senza farne muovere altri. Se invece si muovevano il turno passava all’altro giocatore. Vinceva chi alla fine aveva realizzato il maggior punteggio. Le automobiline in lamiera con i pedali – Generalmente la loro presenza si limitava al parco Ducale ove alla domenica con genitori in buona vena si poteva recuperare le monete per uno o due giri. Ripensandoci, dato che i genitori generalmente disponevano di biciclette e qualche vespa, vedere il figlio sull’automobilina forse li faceva sognare un automobile vera. La struttura era in lamiera e, oltre ai pedali, disponevano di uno sterzo azionato dal volante. Le forme erano abbastanza diversificate, perché riproducevano modelli d’auto sportive del primo novecento. Strumenti musicali – I più diffusi erano probabilmente le ocarine in terra cotta smaltata, seguivano poi i pifferi in legno, dei quali esistevano versioni caserecce, addirittura fatti con le canna delle zucchine (ovviamente duravano pochissimo). Sempre in calando come diffusione si piazzavano le armoniche. Tricicli – Non erano per tutti ma decisamente più diffusi delle automobiline. Presentavano due tipologia, quello con pedali fissati alla ruota anteriore, generalmente di produzione industriale o artigianale, e quello per i più piccini in legno e fatto in casa. Nelle versioni più evolute avevano lo 12 sterzo; nelle più semplici le ruote erano fisse e la sterzata era gestita dal bimbo che provvedeva a sollevare la ruota anteriore e spostarla nella direzione desiderata. Cavalli a dondolo – Come per i tricicli esistevano le versioni da negozio, con colori e disegnini, e quelle caserecce realizzate con legno e chiodi e generalmente un poco grezze ma altrettanto funzionali. Giochi di una volta ancora attuali Le raccolte – Regolarmente ad ogni inizio d’anno scolastico uscivano gli album per la raccolta delle figurine dei calciatori, o degli animali, ma nonostante i vari tentativi di scambio mancava sempre qualcosa per finire l’album e alla fine si rinunciava. Discretamente diffusa la raccolta dei francobolli. Monopoli – tombole – Sono giochi da tavolo che ancora resistono, anche se debitamente aggiornati. Un due tre stella Nascondino Bandiera I° TORNEO SINALCOLI DA TAVOLO A MONTECHIARUGOLO – Il torneo che avrà inizio alle 16, prevede la realizzazione di alcune gare ad eliminazione, per ogni gara parteciperanno quattro giocatori. Il gioco prevede che il primo giocatore dia una pinghellata al sinalcolo, poi il secondo ecc. se il sinalcolo resta sulla pista il tiro è valido, se finisce del tutto fuori, o un parte tocca il fuori pista il tiro è nullo e il sinalcolo torna al punto da dove era stata data la partenza. Fiera di Maggio a Basilicanova 2016