I Lanzichenecchi passarono da Montechiarugolo
I Lanzichenecchi passarono da Montechiarugolo
Tra Gennaio e febbraio del 1527
Lo scrittore parmigiano GUIDO CONTI nel suo libro IL GRANDE FIUME PO nel
capitolo intitolato I LANZICHENECCHI CONTRO GIOVANNI DALLE BANDE NERE LUNGO IL PO racconta come nel 1526 questi soldati mercenari al soldo di CARLO V sono arrivati in Italia e lo fa avvalendosi di uno scritto di FRANCESCO GUICCIARDINI pubblicato nella STORIA D’ITALIA. Nel racconto del GUICCIARDINI questi soldati mercenari toccano anche MONTECHIARUCOLI. A me piace pensare che i diversi nuclei familiari “LANZI” presenti a BASILICANOVA, a TRAVERSETOLO, a MONTICELLI TERME e sulla sponda destra del torrente Enza a MONTECCHIO EMILIA siano in qualche modo i discendenti di quei soldati.. Un libro pieno di racconti di gente umile e di personaggi celebri, che hanno lasciato la loro impronta nella storia. Un libro che ho centellinato pagina dopo pagina, perchè in ogni pagina si scopre una meraviglia. Il libro è disponibile presso la biblioteca di Monticelli terme, in E book, o in libreria al costo di 21 euro. Edizioni Mondadori.
Renato Azzoni
Una considerazione, una domanda viene spontanea. Perché mai il percorso dei Lanzichenecchi evitava scientificamente la Bassa Parmense e, da Poviglio, si raggiungeva Borgo San Donnino via Montechiarugolo e Felino? Volutamente i Lanzichenecchi si tenevano lontani dalle terre di San Secondo, dove si piangeva la prematura morte del “gran diavolo”, il fratellastro della contessa-madre Bianca Riario, quel Giovanni de’ Medici che sul letto di morte si ricordava del nipote prediletto, il Conte di San Secondo, additandolo ad esempio e guida dei suoi uomini: “Almeno fuss’egli qui che gli restarebbe il mio luogo” (Pietro Aretino, Lettere, I, 4). La minima scintilla avrebbe potuto innescare reazioni personali dalle conseguenze imprevedibili. Meglio per tutti tenersi alla larga. (Notizie dal sito corte dei Rossi)
MONTECCHIO. Tre i “Lanzichenecchi” ancora viventi che hanno risposto alla chiamata di Daria Spaggiari. Bruno Florio (classe ’32), Silvano Galliani (’29, padre dell’artista montecchiese Omar) e Giancarlo Albarelli (’38, il più giovane del gruppo montecchiese) hanno voluto portare la loro testimonianza. «Il film l’abbiamo fatto per fame e soldi _ racconta Florio _ La produzione ci dava un pasto ogni giorno e pagava. Qualche soldo nel dopoguerra faceva comodo».