“Società Anonima Cooperativa Nazionale muratori di Bibbiano”1944/45
Ghiardo di Bibbiano
3a puntata. I giorni 7 e 8 di gennaio del 1944 si annoverano come le date tra quelle più tragiche in cui la guerra ha lasciato davvero il peggio di sé e la città di Reggio nell’Emilia registrerà un numero elevatissimo di morti e di feriti a causa di un pesantissimo bombardamento con lo scopo di eliminare l’”Omi” ovvero le “Officine Meccaniche Italiane” o anche dette “Reggiane” in cui vi si costruivano importanti aerei bellici decretandone così la fine dell’epopea industriale reggiana. Pensate che dal 10.giugno.1940 fino alla data del 25.04.1945 le vittime sacrificate alla liberazione dell’Italia per via aerea è stata pari a 766 persone con ben 677 missioni operative ed un totale di 22.000 bombe sganciate sulla città e provincia. Ebbene non tutte queste bombe esplosero per via di difetti di costruzione e quindi si pose il problema di raccogliere tutto questo materiale pericolosissimo e come usa dire farlo “brillare”. Venne deciso dai comandi militari italo-tedeschi attorno al 14.01.1944 che il luogo più adatto fosse al Ghiardo di Bibbiano in quanto insisteva una zona scarsamente urbanizzata che si prestava bene a questa operazione militare. La zona prescelta in cui venne effettuata l’operazione era posta perpendicolarmente all’asse della pubblica via Monte Santo all’altezza di dove oggi sorge l’abitazione Bizzari e penetrando verso est per circa 300 metri dove oggi insiste un piccolo lago artificiale a coordinate google 44°39’31.65″N 10°30’2.70″. A seguito delle tremende esplosioni a causa dello spostamento dell’aria alcuni edifici, alcuni ancor oggi esistenti, vennero danneggiati seriamente tanto è che il Comando tedesco dovette risarcire i proprietari degli edifici dopo averli fatti riparare dalla “Società Anonima Cooperativa Nazionale muratori di Bibbiano”. A raccontarci il dettaglio due fratelli bibbianesi Magnanini Renzo classe 1927 e Ugo classe 1930, che allora abitavano in via Curtatone a non più di un paio di centinaia di metri dal luogo dell’esplosione. “ Ci fecero allontanare” ci dice Renzo “i militari dalla nostra abitazione e solo allora fecero brillare in più volte tutte le bombe aeree e alla fine si era creato un cratere del diametro di non meno di trenta metri”. La riprova dei fatti è la ritrovata documentazione storica rinvenuta da Giangiacomo Papotti che dimostra l’autenticità del fatto. Ironia della sorte fù che queste bombe inesplose provenivano dal bombardamento della fabbrica “Omi”, luogo in cui allora vi lavorava Renzo e che dopo la distruzione pressoché totale venne licenziato perché non vi era più niente d’agibile.